sabato 16 aprile 2011

omaggio a VITTORIO ARRIGONI




Rossella Xp
شارع الوحده سابقاً, شارع فيتوريرو اريجونى حالياً,
Unity street in Gaza is changed to Vittorio Arigoni street.
La strada Via dell'Unità in Gaza, ha cambiato nome: ora si chiama Via Vittorio Arrigoni

bisogna morire per diventare un eroe, per avere la prima pagina dei giornali, per avere le tv fuori di casa, bisogna morire per restare umani? (Egidia Beretta Arrigoni)
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Bisogna morire per diventare un eroe, per avere la prima pagina dei giornali, per avere le tv fuori di casa, bisogna morire per restare umani? Mi torna alla mente il Vittorio del Natale 2005, imprigionato nel carcere dell’aeroporto Ben Gurion, le cicatrici dei manettoni che gli hanno segato i polsi, i contatti negati con il consolato, il processo farsa. E la Pasqua dello stesso anno quando, alla frontiera giordana subito dopo il ponte di Allenbay, la polizia israeliana lo bloccò per impedirgli di entrare in Israele, lo caricò su un bus e in sette, una era una poliziotta, lo picchiarono «con arte», senza lasciare segni esteriori, da veri professionisti qual sono, scaraventandolo poi a terra e lanciandogli sul viso, come ultimo sfregio, i capelli strappatagli con i loro potenti anfibi.

Vittorio era un indesiderato in Israele. Troppo sovversivo, per aver manifestato con l’amico Gabriele l’anno prima con le donne e gli uomini nel villaggio di Budrus contro il muro della vergogna, insegnando e cantando insieme il nostro più bel canto partigiano: «O bella ciao, ciao…»

Non vidi allora televisioni, nemmeno quando, nell’autunno 2008, un commando assalì il peschereccio al largo di Rafah, in acque palestinesi e Vittorio fu rinchiuso a Ramle e poi rispedito a casa in tuta e ciabatte. Certo, ora non posso che ringraziare la stampa e la tv che ci hanno avvicinato con garbo, che hanno «presidiato» la nostra casa con riguardo, senza eccessi e mi hanno dato l’occasione per parlare di Vittorio e delle sue scelte ideali.

Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi. Lo vedo e lo sento già dalle parole degli amici, soprattutto dei giovani, alcuni vicini, altri lontanissimi che attraverso Vittorio hanno conosciuto e capito, tanto più ora, come si può dare un senso ad «Utopia», come la sete di giustizia e di pace, la fratellanza e la solidarietà abbiano ancora cittadinanza e che, come diceva Vittorio, «la Palestina può anche essere fuori dell’uscio di casa». Eravamo lontani con Vittorio, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passandoci il testimone. Restiamo umani.(Dal Manifesto,E.Beretta Arrigoni)
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Il Mossad dietro l'assassinio di Arrigoni? Le ipotesi degli ambienti ufficiali di Gaza
Scritto il 2011-04-17 in News


Di Angela Lano - InfoPal. Le indagini sull'assassinio di Vittorio Arrigoni sono ancora in corso. Diverse persone legate a una frangia del gruppetto salafita "Tawhid wa al-Jihad" sono state arrestate con l'accusa di omicidio. I media israeliani e quelli occidentali, compresi quelli italiani, hanno scritto in questi giorni che si tratta di "cellule impazzite" all'interno dell'organizzazione salafita, e hanno citato come fonte il gruppo stesso, e il Debka File, un sito gestito, pare, da una coppia di ex agenti del Mossad.

Tra le motivazioni "politiche" del sequestro e dell'uccisione dell'attivista e giornalista, vengono menzionate "lotte interne" per il potere nella Striscia di Gaza, e una sorta di braccio di ferro tra tali realtà minoritarie salafite con il governo Hamas, che in più occasioni le ha duramente represse.

La situazione politica, e umanitaria, a Gaza è certamente complessa. Ed è innegabile la presenza di gruppetti salafiti legati a una visione fondamentalista e oscurantista dell'islam, che cercano da anni di imporre con la violenza dei loro episodici attacchi uno stile di vita arretrato e "medioevale" alla maggioranza della popolazione di Gaza. Da queste frange Hamas era stato più volte accusato di essere troppo "moderato", sia nell'imposizione di una interpretazione rigida (arretrata e ignorante, ndr) dell'islam e della shari'ah, la legge islamica, sia nella lotta contro l'occupazione israeliana.

Proprio sulle indagini in corso e sulle notizie trapelate e diffuse fino ad oggi, i nostri corrispondenti ci hanno fornito alcune precisazioni, riportandoci le ipotesi del ministero dell'Interno di Gaza:


Mohammad Ahmed: "L'affermazione diffusa da media israeliani e occidentali, secondo cui gli assassini di Vittorio Arrigoni sono ex militanti delle brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, non è corretta.

"I criminali arrestati sono giovani deviati intellettualmente e a livello religioso - uno di essi è di nazionalità giordana -, e non hanno legami con le brigate al-Qassam. Al contrario, essi ritengono le Qassam una formazione da combattere. Infatti hanno creato problemi, di volta in volta, e chiedono l’uccisione di membri di Hamas e delle Qassam.

"Alcune persone appartenenti al movimento salafita erano state precedentemente membri delle brigate Qassam. Come risultato della democrazia, Hamas ha dovuto accettarle e permettere la loro entrata nella competizione elettorale, pur ritenendo che abbiano 'perso la giusta strada' e che questa li porti solo al 'jihad'. Esse, infatti, non vogliono solo combattere gli israeliani, ma anche costringere con la forza la gente ad adottare le loro idee.

"Tale movimento è molto frammentato al proprio interno, diviso in tendenze molto diverse - alcune delle quali si collocano in una linea 'corretta' dell'islam, non fanno del male alla gente e non creano problemi. Altre, invece, sono completamente al di fuori, e pur credendo di essere nel giusto, danneggiano i musulmani, compiono azioni criminali. Esse, spesso, ricevono sostegno e sono controllate da Paesi arabi, da Stati occidentali e dal Mossad, o da tutti questi insieme, a seconda dei casi. Sono fonte di guai per il mondo e di grande imbarazzo per l'islam.

"C’è da aggiungere che il movimento salafita ha respinto questo atto (l’assassinio di Arrigoni, ndr) e lo considera ingiustificabile e non riconducibile al loro gruppo.

"Un'altra indagine che è stata fatta trapelare agli inviati dei mezzi di informazione da parte del ministero dell'Interno a Gaza conferma la connessione tra l’uccisione di Vittorio e il Mossad israeliano, che li avrebbe guidati attraverso internet a eseguire l'omicidio. Li avrebbe, cioè, ammaestrati via internet, con informazioni e direttive. Costoro, quasi sicuramente, pensavano di ricevere ordini da qualche loro skaykh salafita, e non dai servizi di Israele.

"A questo riguardo, il ministero non vuole fornire altri dati, che verranno divulgati con un comunicato stampa ufficiale appena le indagini termineranno e tutti i colpevoli – alcuni dei quali sono ancora latitanti – verranno presi".

Tali ipotesi restano dunque ancora da verificare pienamente. Compreso il fatto che gli esecutori salafiti, cellule impazzite, siano stati solo gli "utili idioti", realizzatori di un progetto "esterno", o i mandanti veri e propri, motivati da questioni interne, come la lotta contro il governo Hamas e i "vizi" occidentali, di cui il povero Vittorio, secondo quanto dichiarava il video diffuso giovedì durante la fase del sequestro, era un "rappresentante".

Resta il fatto che, come scrive il New York Times, "L’uccisione dell’attivista italiano infligge un duro colpo ad Hamas", e ai palestinesi tutti.

Altri aggiornamenti sull'omicidio: http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=379549

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